Alcune acque minerali contengono sostanze indesiderate come i PFAS. Ecco cosa sapere, quali marche sono coinvolte e come tutelare la propria salute.
Per molti consumatori italiani, l’acqua minerale rappresenta un simbolo di qualità, benessere e affidabilità. Ogni giorno milioni di persone la scelgono pensando di bere un prodotto puro e controllato, spesso preferendola all’acqua del rubinetto proprio per la fiducia riposta nei grandi marchi e nelle sorgenti naturali da cui proviene.

Eppure, nuove analisi condotte da enti indipendenti hanno sollevato preoccupazioni: in alcune delle marche più conosciute e diffuse sul mercato sono state rilevate tracce di PFAS, in particolare del TFA (acido trifluoroacetico), una sostanza chimica appartenente alla categoria dei cosiddetti inquinanti eterni, perché non si degradano facilmente nell’ambiente. Il TFA è un sottoprodotto industriale e ambientale che si forma anche in seguito alla degradazione di altri PFAS. Essendo altamente solubile e persistente, può facilmente finire nelle acque sotterranee e poi nelle fonti da cui si imbottiglia l’acqua minerale. La sua presenza, anche a basse dosi, solleva interrogativi importanti: quanto è sicura davvero l’acqua che beviamo?
Acque minerali: i marchi inquinati secondo recenti studi
Due importanti studi recenti hanno evidenziato la presenza di TFA, un composto della famiglia dei PFAS, in diverse acque minerali italiane molto diffuse. Greenpeace Italia ha analizzato 16 bottiglie di 8 marchi noti, trovando TFA in 6 di essi, con valori più alti in Panna (circa 700 ng/L) e Levissima (circa 570 ng/L). Solo Ferrarelle e San Benedetto Naturale sono risultati sotto il limite di rilevabilità. Anche Altroconsumo, in un test su 21 marche, ha giudicato insufficiente la qualità di sei marchi, tra cui Panna, Levissima, Maniva e Fiuggi. Quest’ultima è stata criticata anche per impatto ambientale e presenza di arsenico. Questi risultati sottolineano l’importanza di un controllo più rigoroso sull’acqua minerale e invitano i consumatori a scegliere con attenzione.

Le analisi condotte da Greenpeace e Altroconsumo hanno evidenziato la presenza di TFA in diverse acque minerali italiane molto popolari. Tra i marchi con valori superiori al limite di rilevabilità, spicca Acqua Panna, che ha registrato il livello più alto. Seguono Levissima e Sant’Anna. Altri marchi come Rocchetta, San Pellegrino e Uliveto, seppur con concentrazioni più basse rispetto ai primi tre, hanno mostrato comunque la presenza di TFA, confermando una contaminazione diffusa. Al contrario, Ferrarelle e San Benedetto Naturale sono risultati privi di tracciati rilevabili di TFA nei test specifici, collocandosi quindi tra le acque minerali più pulite secondo questi controlli. Questi dati sollevano interrogativi sulla sicurezza dell’acqua minerale e sull’importanza di monitoraggi più approfonditi per garantire la tutela dei consumatori.
Per proteggerti, verifica sempre l’etichetta dell’acqua minerale, cercando informazioni sulla fonte e analisi chimiche, soprattutto sui PFAS/TFA. Preferisci marche come Ferrarelle e San Benedetto Naturale, risultate pulite nei test. Riduci il consumo di acqua in bottiglia alternando con quella del rubinetto, se sicura. Anche prodotti di uso quotidiano, ritenuti sicuri, possono contenere tracce di contaminanti che meritano più attenzione.





