Molti pensionati possono iniziare a gioire: riceveranno un assegno Inps un po’ più ricco grazie agli arretrati. Scopriamo a chi spettano e quando arriveranno.
Quando si parla di una pensione un po’ più ricca del solito, la gioia è immediata: molti pensionati infatti, nonostante siamo nel 2025 e con un costo della vita piuttosto elevato in Italia, devono cavarsela con poco più di 600 euro al mese. Gli assegni Inps italiani sono tra i più bassi all’interno dell’Unione europea e, purtroppo, la situazione non migliorerà di molto il prossimo anno.

Nel 2025, come tutti ci ricorderemo, la rivalutazione delle pensioni si è fermata ad un misero 0,8% che corrispondeva al 100% dell’inflazione: rivalutazione applicata non a tutti gli assegni ma solo a quelli che non superano di 4 volte l’importo del trattamento minimo dell’Inps, cioè le pensioni che non superano i 2400 euro lordi al mese.
Le altre sono state rivalutate non al 100% dell’andamento dell’inflazione ma in percentuali più basse. Alle pensioni minime è stata poi applicata un’altra rivalutazione “speciale” del 2,2%. Tra rivalutazione ordinaria e rivalutazione speciale, dunque, gli assegni minimi dell’Inps, nel 2025, hanno raggiunto quota 616,67 euro al mese. Cosa succederà nei prossimi mesi? Una cosa è sicura: per molti arriveranno gli arretrati.
Pensione: ecco chi riceverà gli arretrati e quando
Una buona notizia che riguarda molti pensionati: presto arriverà una pensione un po’ più ricca grazie agli arretrati dell’Inps. Di seguito scopriamo il motivo di questi arretrati, chi ne beneficerà e, soprattutto, quando arriveranno.

Ogni anno le pensioni vengono rivalutate in base ad una percentuale che corrisponde all’andamento dell’inflazione nei 9 mesi dell’anno precedente. Pertanto, la rivalutazione dello 0,8% applicata alle pensioni nel 2025, si è basata sull’andamento dell’inflazione nei primi 9 mesi del 2024. Il problema è che, talvolta, l’inflazione poi sale e, quindi, la percentuale di rivalutazione, a quel punto, non è più corretta.
Si tratta di un fenomeno che capita di frequente: anche nel 2023 le pensioni furono rivalutate del 7,4% ma poi l’inflazione salì all’8,1%. Nel 2025 la percentuale di rivalutazione corretta sarebbe stata dell’1%: cioè dello 0,2% in più rispetto a quella applicata. Pertanto l’Inps, ogni mese, ha erogato a tutti i pensionati una pensione più bassa dello 0,2%. Naturalmente questi soldi verranno recuperati sotto forma di conguaglio che arriverà o con la pensione di dicembre o, molto più probabilmente, con la pensione di gennaio 2026.
Ne beneficeranno tutti i titolari di pensione e anche chi percepisce l’assegno sociale in quanto anch’esso è soggetto a rivalutazione annua. L’importo ricevuto cambierà a seconda della ascia reddituale di appartenenza. Infatti la rivalutazione al 100% dell’inflazione viene riconosciuta solo agli assegni fino a 4 volte il trattamento minimo dell’Inps mentre gli assegni fino a 5 volte il minimo sono rivalutati del 90% e, infine, gli assegni che superano di 5 volte il trattamento minimo vengono rivalutati solo del 75%.
 
 




